Centro Studi Omeopatia Applicata è una Associazione, senza fini di lucro, di Medici Omeopati nata nel 1989 allo scopo di concorrere allo sviluppo della Medicina integrata in Italia.
Il Centro svolge da anni attività di:

● Formazione professionale rivolta a Medici, Odontoiatri, Veterinari e Farmacisti e che prende parte al programma di Educazione Continua in Medicina (ECM)
● Divulgazione editoriale mediante la propria rivista semestrale “Omeopatia Oggi”
● Ricerca clinica e sperimentale
● Informazione
● Pubblicazione libri riguardanti Omeopatia ed Agopuntura
● Sponsorizzazione e sostegno di Scuole di Omeopatia per Medici e Farmacisti

 

L’Associazione

L’Omeopatia, come tutta la medicina complementare, è sempre stato un mondo assai complesso e vivace. Differenti scuole, metodologie cliniche, evoluzioni scientifiche sono la dimostrazione che ne conferma l’attualità. CSOA è nata con lo scopo di dare un contributo pacato ma rigoroso e attento allo sviluppo della Medicina integrata in Italia.
Ogni qual volta nasce al suo interno una nuova idea, una nuova proposta didattica o di ricerca, si rinnova quel percorso di sviluppo del sapere medico iniziato 25 anni fa.
Studiare, sperimentare, confrontare, diffondere: i quattro modi di essere ai quali si ispirano collaboratori e allievi di CSOA.
L’attività di CSOA è fortemente partecipativa: i suoi contenuti si sono arricchiti nel tempo grazie alla collaborazione di tanti medici e farmacisti che hanno aderito al sodalizio divenendone attori principali.
In questo spirito collaborativo, CSOA coltiva da anni relazioni anche con altre Società ed Associazioni scientifiche, Enti istituzionali che condividano le medesime finalità, tra i quali il Centro di Ricerche in Bioclimatologia Medica, Biotecnologie e Medicine Naturali dell’Università di Milano e la Faculty of Homeopathy of United Kingdom (UK).

 

Le Finalità 

Il fine principale di CSOA è quello di raccogliere e trasmettere le conoscenze in materia di Medicina Integrata e CAM Therapies, dando voce ad esperienze, progressi, idee, successi e, perché no, errori di tutti quei professionisti della salute che operano nella convinzione che solo un ampio e completo bagaglio di conoscenze mediche permette di poter scegliere, in modo più appropriato, la miglior terapia per poter curare il malato. Tutto ciò rispondendo ad una duplice necessità:

● la prima, di natura soprattutto intellettuale, costituisce una sana ed inevitabile reazione contro lo sgretolamento del sapere medico dovuto alla moltiplicazione delle discipline scientifiche, agli interessi economici e di potere che influenzano la pratica medica, in Italia come nel resto del mondo.

● la seconda, di natura più pratica, scaturisce dalla constatazione che il metodo scientifico, come dai più attualmente inteso, della dissezione analitica e ricostruzione sintetica, non riesce a dare spesso risposte cliniche efficaci ad alcuni quesiti terapeutici, poiché non riesce a comprendere l’essere umano nella sua globalità.

Infatti, oggi giorno, l’universo medico è orientato alla mera applicazione clinica di una ricerca scientifica imbrigliata spesso nei suoi stessi paradigmi e nelle sue metodologie che poco riescono a contribuire alla progressione della “conoscenza”. Nella scienza medica il vero problema è quello di riuscire a coniugare il linguaggio teorico degli sperimentatori con le osservazioni di cui si vuole rendere conto e gli interrogativi ai quali si vuole rispondere.

L’approccio che CSOA promuove è fortemente integrato e multidisciplinare, finalizzato a ritrovare e comprendere nel loro insieme la complessità dei fenomeni fisiologici e di quelli patologici dell’essere umano, giungendo alla costruzione di un linguaggio comune e condiviso che permetta un’adeguata diffusione di tutte le conoscenze mediche.

 

Didattica in evoluzione

La parola al presidente: Emilio Minelli

La nascita di CSOA ebbe come principio ispiratore l’idea che nel grande mare dell’Omeopatia, o forse provocatoriamente si potrebbe dire ”delle omeopatie”, fosse giunto il momento di aprire uno spazio vuoto, un foglio bianco, un momento di silenzio in cui un confronto potesse avvenire. Bisognava ovviamente prendere partito sulle modalità e sui termini del confronto. All’interno di CSOA sembrò ragionevole che un confronto potesse essere tentato non a partire da un dibattito teorico, pur con tutta l’importanza che ad esso annettiamo, ma a partire dalla pratica. In effetti l’atto e l’agire clinico racchiudono in sé, per chiunque lo sappia riconoscere, quel tanto di ambiguità e indeterminazione da costruire un campo di riflessione costante per il soggetto-attore e quindi un punto di domanda che da se stessi può essere rivolto ad altri secondo un’etica personale e professionale, per cui una domanda, una volta posta, è un interrogativo aperto per chiunque sappia e voglia rispondere. È in questa incertezza etica che si può reperire il punto di partenza di una solidarietà non formale tra colleghi che vogliono essere collegati e non complici.

Tutto ciò mancava però di uno spazio fisico, di una agorà, luogo di incontro e confronto sulle faccende quotidiane che finiscono per diventare spunto di riflessione per il futuro e di decisione per la conduzione della Polis, la Città, il luogo sociale ove ogni fatto culturale si storicizza.

Ecco quindi CSOA, l’associazione cui sono stati invitati a partecipare medici e farmacisti, che da 25 anni vuole essere la piazza vuota quale occasione di incontro per chi, occupandosi delle proprie faccende professionali, scopre che non è possibile farlo compiutamente se non a partire dal ruolo di cittadino abitante della Polis e quindi come elemento strettamente collegato con il complesso organico da essa rappresentato. Il momento storico che stiamo vivendo rende d’altro canto difficile ipotizzare altri punti di partenza. I complessi cambiamenti che stanno travagliando il mondo della medicina nella sua totalità richiedono, per essere affrontati, la produzione di una cultura nuova che non può essere il risultato di un lavoro di dibattito e di confronto di cui CSOA reclama la primogenitura in campo omeopatico. Ma per non lasciare dubbi sulle ambizioni che CSOA nutre varrà anche la pena di dire che il primo invitato a parlare delle proprie faccende sulla piazza potrebbe essere un allopata, se il suo interrogarsi è del tipo di quello espresso dal Dott. Jean Carpentier, medico dell’Ecole Disperse de Santé Européenne di Parigi: “Se abbiamo percorso migliaia di chilometri per arrivare a Kos solo per un’idea, bisogna proprio credere che questa idea fosse ben radicata nel reale. Il modello che ci siamo proposti è squisitamente etico. Oggi la medicina non è degna di questo nome se non associa Scienza ed Etica. In questo luogo teorico e pratico si situa la demarcazione tra due politiche: affrontare la malattia o accompagnare il malato. Se la malattia è prima di tutto parola, la cura passa prima di tutto dall’incontro e dall’ascolto. Non si tratta di disprezzare il metodo scientifico e le acquisizioni tecniche. Vogliamo soltanto rimetterli, come strumenti, all’interno di una realtà più vasta per arrivare a concretizzare l’idea ambiziosa, quella di “ritrovare” la medicina. Pensiamo a Platone: la medicina, i suoi metodi, i suoi valori, furono per il filosofo un motivo costante di meditazione. Oggi la medicina sembra aver dimenticato i suoi antichi legami con la filosofia, sodalizio fecondo che ha prodotto i primi concetti medici e ha permesso l’evoluzione del pensiero filosofico. Ciò che lega Platone a Ippocrate è l’avversione nei confronti della ciarlataneria, dell’empirismo insicuro dei sofisti. Il primo risultato è quello di congedarsi da ciò che non è scientifico: la medicina deve essere “Grande Arte”, perché per agire è necessario conoscere. Però nel Fedro, Platone ritiene che anche altro possa fecondare la medicina. Il testo parla del delirio, della mania, la mania che però non è solo malattia, distorsione. È anche dote divina, mediazione per raggiungere la verità e la guarigione. La mania produce i veri innamorati, i poeti, libera dai mali presenti della coscienza razionale che impone limiti e ordine; da questo sapere intuitivo può nascere la salute. Questo significa Kos: bandire ogni tipo di riduzionismo, non passare sotto silenzio l’irrazionale e l’intuitivo, considerare il lecito, il non tenere conto della parola di colui che soffre, tenere sempre presente che chi domanda aiuto non deve essere trasformato in oggetto.” Una domanda dunque è già posta: a Voi.

Emilio Minelli 

 

 

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